Santa Sofia, testimone della Storia e incrocio di due mondi

Quando ti sei presentata a me per la prima volta ero poco più di una bambina che visitava la città di Istanbul con la famiglia. Maestosa, imponente e splendente, Santa Sofia da quel momento, è entrata nel mio cuore per sempre.

Come era possibile sentirsi così vicina a un monumento? Più la guardavo e più mi rispecchiavo in lei, questo mix di culture che dovrebbe rappresentare ognuno di noi. Ogni anno visitavo Santa Sofia e ogni anno la capivo sempre di più.

Quella che oggi è una moschea, mi appariva allora come un monumento universale. Un monumento ubicato in Turchia, ad Istanbul, ma che appartiene all’umanità tutta intera. Santa Sofia rappresenta l’incrocio dei mondi, orientale e occidentale, e delle religioni, cristiana e musulmana.

La Storia di Santa Sofia

La sua storia è lunga e tormentata, quasi 1500 anni, ma è sempre qui, fiera e onnipotente anche nel suo silenzio. Resiste agli uomini e alle guerre, è come se fosse spettatrice della storia.

Gioiello dell’Impero Bizantino, Santa Sofia o Ayasofya, fu una basilica cristiana, poi una moschea dopo la conquista di Costantinopoli, infine un museo e poi di nuovo moschea, da poco tempo. Santa Sofia è il simbolo del miscuglio delle culture che ha conosciuto l’antica Bisanzio, Costantinopoli o Istanbul.

La sua costruzione risale al regno di Costantino ma fu l’imperatore Giustiniano, che nel VI secolo d.c, costruì la Santa Sofia che conosciamo oggi. L’imperatore ha voluto ispirarsi al Pantheon di Roma. Voleva l’edificio più bello dell’Oriente Cristiano e perché no, di tutto l’Impero. Per questo fece venire gli operai migliori, voleva una struttura illuminata dai raggi del sole, voleva renderla divina, ma riuscì a fare di più. Santa Sofia è Luce. Divenne un luogo fondamentale e centrale per l’Oriente Cristiano, a tal punto da competere con la Chiesa Latina d’Occidente.

Al suo interno si svolgevano tutte le cerimonie cristiane degli Imperatori bizantini, come battesimi, matrimoni e incoronazioni. Il suo ruolo fu interrotto dalla quarta crociata, quando la città fu messa a ferro e fuoco e devastata dai crociati venuti da ovest. Le sue ricchezze furono derubate e la sua anima sacra profanata. La fiera città era in ginocchio.

Il resto è storia ben nota, quando nel 1453 la città cadde nelle mani degli Ottomani per diventare Istanbul. Il Sultano Mehmet II ordinò di risparmiare quel luogo santo, voleva convertirla in moschea. Allo stesso modo convertì tutte le chiese dei territori in moschee. In mezzo a guerre e conquiste, la dimensione sacra aveva vinto.

Adattare l’edificio da chiesa a moschea

La trasformazione delle chiese in moschee richiedeva delle notevoli modifiche. Bisognava indicare la direzione della Mecca, quindi fu aggiunto il mihrab. Occorreva la postazione dell’Imam per fare le sue prediche, quindi venne aggiunto il minbar. Il cambiamento più drastico fu sicuramente quello di ricoprire le iconografie e le parti dorate in quanto l’islam proibiva le rappresentazioni umane.

Santa Sofia, come è sempre stata durante la sua lunga storia, era rimasta un luogo di culto. Tappa obbligata per i fedeli, ma anche per i numerosi visitatori e commercianti, come lo è tutt’oggi.

La moschea, oltre la sua anima sacra, era diventata anche un potente strumento politico e strategico. Il Sultano si recava alla moschea ogni venerdì, uscendo dal sontuoso palazzo Topkapi, passando in mezzo alla folla. Il popolo vedeva il suo Sultano, lo ammirava e lanciava le richieste più varie. https://www.ilsalottoturco.com/vita-da-sultano-lharem-e-il-palazzo-topkapi/

La storia di Santa Sofia continua inesorabilmente. Gli uomini la cambiano, la amano, la derubano, la trasformano, ma lei osserva sempre impassibile aspettando il prossimo uomo che avrà altri progetti per lei.

Quando Santa Sofia divenne un Museo

Alla fine della prima guerra mondiale, con l’Impero Ottomano smantellato, Atatürk viene eletto presidente della nuova e giovane Repubblica Turca. Nasce con essa un movimento di modernizzazione e laicizzazione del paese. Santa Sofia non poteva non far parte dei progetti, poiché è sempre stata un simbolo del potere regnante, quindi diventò un museo. Le scritture coraniche vennero tolte, gli antichi mosaici, patrimonio dell’umanità, furono di nuovo disponibili alla vista dei visitatori. Santa Sofia entra a fare parte del patrimonio dell’Unesco.

La zona sismica in cui si trova la città ha sempre messo a dura prova l’antico edificio che richiede regolarmente manutenzione e restaurazione.

Santa Sofia è uno dei luoghi più visitati ad Istanbul, attira milioni di turisti, ieri come oggi.

Oggi l’edificio è di nuovo una moschea. La storia non si smentisce mai e Santa Sofia ne è la prova. Ogni epoca ha trasformato Santa Sofia, ma lei è sempre qui, onnipresente e maestosa.

Ümeyhan

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